lunedì 27 febbraio 2017

Congresso toscanista




Sabato prossimo, 4 marzo 2017, alle ore 10, presso il circolo operaio di Porta al Prato, in via delle Porte Nuove 33, a Firenze, si terrà un congresso toscanista. Sarà una assemblea di sostenitori dell'autogoverno locale, aperta a tutti coloro che credono in una repubblica delle autonomie sociali e territoriali.
Sono caldamente invitate tutte le persone impegnate, vicine, amiche del civismo e dell'autonomismo toscano, in particolare coloro che hanno contribuito a salvare la Repubblica delle autonomie lo scorso 4 dicembre 2016, impegnandosi nel comitato "Toscani per il No" al referendum costituzionale sulla riforma iper-centralista Boschi-Renzi-Verdini.
Il congresso è stato promosso dal gruppo politico "Toscana Stato", insieme ad alcuni esponenti del comitato "Toscani per il No".
Obiettivo del congresso è promuovere l’organizzazione di un più ampio e inclusivo movimento per l’autogoverno della Toscana.
L'adunanza sarà aperta dall'attuale responsabile pro-tempore di Toscana Stato, il fiorentino Marco Di Bari. Mauro Vaiani, referente del comitato "Toscani per il No", avrà il compito di presentare un contributo politico e programmatico per un radicale rilancio di un impegno autonomista, radicato nei valori democratici e sociali della nostra gente.
Per Toscana Stato e per tutti coloro che hanno promosso il congresso, essere toscani significa, prima di tutto, amore per la libertà e per la giustizia, centralità dell'educazione pubblica, impegno per forti democrazie locali, difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici universali, attenzione alle attese della povera gente, ambientalismo, riforma dell'Euro e della casa comune europea, impegno internazionale per il disarmo e la pace.
Vi aspettiamo.

sabato 18 febbraio 2017

Il partito impossibile

Michele Emiliano (fonte: Twitter)


Con tutto l'affetto umano e l'empatia politica che proviamo per il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ci sentiamo di mandargli un doppio caveat.

Primo: non crediamo auspicabile che coloro che hanno votato NO il 4 dicembre scorso, in difesa della repubblica delle autonomie, continuino a stare nello stesso partito di coloro che hanno votato SÌ al disegno turbo-centralista Boschi-Renzi-Verdini. Stamane all'assemblea delle minoranze democratiche di Roma, Emiliano è stato il più simpatico, chiaro, energico, profondo e trascinante, ma troppi di coloro che erano lì, Enrico Rossi in primis, non ci hanno ancora spiegato se e perché hanno cambiato idea rispetto alla loro sciagurata scelta di votare SÌ.

Secondo: un unico partito italiano, grande e inclusivo, ma anche centralizzato, verticista, leaderista, come era stato immaginato e fatto il PD sin dall'inizio, non lo vediamo più adatto ai nostri tempi di maturazione di una cittadinanza attiva fin nelle più remote periferie. Inoltre, se anche dovesse sopravvivere, una tale comunità politica verticale e unitaria, essa si scontrerebbe fatalmente con la necessaria riorganizzazione federale e confederale dell'Italia e dell'Europa.

Caro presidente Emiliano, facciamo chiarezza anti-centralista in due sensi: coloro che hanno votato SÌ al drammatico referendum costituzionale si facciano da parte; coloro che credono ancora in un partito veramente di sinistra, lo organizzino su base federale, con autonomi progetti politici locali, con leader locali indipendenti e autorevoli, con una guida nazionale collegiale e rispettosa dell'autonomia dei territori.

Auguri sinceri, comunque.

giovedì 2 febbraio 2017

Per una rivoluzione popolare




Da Napoli oggi, 2 febbraio 2017, per la Candelora, ci è arrivata una buona notizia, che abbiamo potuto ascoltare in diretta, grazie a Radio Radicale.
Il sindaco Luigi De Magistris e i suoi attivisti hanno fondato Democrazia e Autonomia (DEM-A).
Si sono trasformati in un movimento politico nazionale, determinato a portare avanti una rivoluzione popolare napoletana, italiana ed europea, per la giustizia sociale, le libertà civili, l'inclusione delle diversità, i beni comuni, i servizi pubblici universali.
Hanno lanciato un messaggio di apertura e collaborazione a tutti i movimenti civici e civili che condividano, in ogni angolo d'Italia e d'Europa, le loro speranze di cambiamento.
Siamo sicuri che troveremo presto, noi autonomisti toscani e i nostri amici napoletani, momenti di preziosa collaborazione, perché i loro temi sono anche i nostri.
Auguri a DEM-A, buon lavoro ai suoi attivisti e a tutti noi.


mercoledì 1 febbraio 2017

La voragine elettorale








La recente sentenza della corte costituzionale italiana sul c.d. Italicum non ha frenato in alcun modo il continuo allargarsi della voragine che è stata posta fra l'elezione della camera dei deputati e i territori.

Con l'eccezione dei deputati esteri, del Trentino, del Sud Tirolo e della Val d'Aosta, tutti gli altri vedranno i propri voti confluire in un collegio unico nazionale.

Resta in vigore, insomma, la lotteria unica nazionale, che potrebbe condurre all'assurdo che rappresentanti del popolo che hanno avuto nel loro territorio una maggioranza, magari anche assoluta, potrebbero non essere eletti, perché la loro lista non ha ottenuto il previsto quorum nazionale.

Nessuna legge elettorale dell'età repubblicana, prima del Porcellum e dell'Italicum, ha mai consentito questa assurdità.

Allora ridateci subito il Mattarellum, se proprio non si ha il coraggio di adottare leggi elettorali più democratiche, come chiesto per esempio dalle realtà che lottano per la difesa e l'attuazione della Costituzione, compresa la nostra rete toscana di comitati per il NO.

Si tratta di una delle conseguenze meno note dell'inaccettabile e autoritario centralismo che ha contagiato la politica italiana (da prima di Renzi, sia chiaro).

I media nazionali semplicemente non ne parlano, un po' per pigrizia o ignoranza, magari, ma anche perché - come si è visto bene durante la campagna referendaria costituzionale dell'anno scorso - gran parte di loro sono subalterni a questa infame ventata centralista e autoritaria.

I media, per fortuna, non possono però nascondere un altro drammatico difetto dell'Italicum: i capolista bloccati, che la corte non ha avuto il coraggio di abolire.

Essi sono graditi a tutti i partiti nazionali, verticali, autoritari, carismatici. Renzi, Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, Alfano, in questo di sicuro sono tutti uguali (e forse non solo in questo...).

Correre verso le elezioni, senza aver prima almeno tentato di correggere almeno queste due drammatiche storture, vuol dire voler trascinare la Repubblica in una spirale auto-distruttiva.

Queste due normative, da sole, delegittimeranno la prossima legislatura, ponendo gli eletti-nominati dalle piramidi nazionali di partiti e partitini, che siederanno nella prossima legislatura, ai confini se non già oltre i limiti della Costituzione quanto e forse più di coloro che sono in carica nella attuale, sfortunata, dannosa XVII legislatura.

La situazione politica e istituzionale è gravissima; la Repubblica delle autonomie, che è appena stata salvata dal voto popolare dello scorso 4 dicembre 2016, è ancora in grave pericolo.

Il nostro Comitato Toscani per il NO, insieme con tutti gli autonomisti italiani e con tutti i sinceri democratici, deve alzare la voce.

Uniamoci a coloro che vogliono l'abolizione dei capolista bloccati, ma facciamoci anche sentire per chiedere che una parte consistente dei seggi - non meno dei due terzi, diremmo - siano assegnati in collegi non più grandi delle regioni, lasciando al collegio unico nazionale l'attribuzione della sola parte residua (comprensiva, se dovesse restare, anche di un premio di maggioranza).

Andiamo avanti.

Non ci arrendiamo.

Le nostre responsabilità, come aggregazione civica e civile di autonomisti, assetati di libertà, affamati di rappresentanza, sostenitori della sovranità degli elettori e delle capacità di autogoverno dei territori, continuano a crescere.


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