sabato 30 luglio 2016

Le ragioni del No - Kit da viaggio



Dobbiamo portare sempre con noi le tante ragioni che spingono cittadini di ogni estrazione e convinzione a dire no alla riforma Boschi-Renzi-Verdini.

Dobbiamo portarcele in viaggio, in vacanza, nel nostro vicinato, nei nostri luoghi di vita e di lavoro.

Ecco una piccola guida ad alcuni importanti link delle principali aree politico-culturali che stanno contribuendo alla riscossa repubblicana anti-centralista e anti-autoritaria:

- per coloro che credono nelle ragioni democratiche e autonomiste che sono già iscritte nella nostra Costituzione sin dalle origini, segnaliamo questo manifesto di Gustavo Zagrebelsky con ben 15 motivi per dire NO alla Boschi-Renzi-Verdini

- per coloro che hanno sperato nella rivoluzione federalista e liberista della Forza Italia della prima ora e delle Leghe storiche, questo importante appello con i 10 motivi liberali e moderati per il NO

- per coloro che seguono il movimento Cinque Stelle e l'impegno personale di Alessandro Di Batista per il NO, questa pagina dedicata alla loro iniziativa "Costituzione Coast to Coast"

- per i più studiosi, l'appello dei 56 costituzionalisti per il NO

Noi Toscani dobbiamo essere particolarmente fieri di avere acceso una piccola luce sul più grande pericolo contenuto nella riforma Boschi: la distruzione della repubblica delle autonomie.

Il nostro NO al neocentralismo ha fatto breccia, sia fra coloro che nel 2001 votarono credendo in un passo avanti verso il federalismo, sia fra coloro che nel 2006 votarono a favore della devolution, ma anche fra coloro che votarono contro il cancellierato di Berlusconi, timorosi di veder concentrato troppo potere nelle mani di un uomo solo al comando.

La riforma che voteremo verso la fine di questo 2016 distrugge le timide speranze federaliste del 2001 e del 2006 e concentra in un solo capo, in un solo partito, in una sola camera un potere non controbilanciato, paragonabile nell'Europa democratica di oggi, solo a quello di Erdogan in Turchia.

Grazie, NO.

sabato 16 luglio 2016

Una nuova unità toscana







In questa settimana tutte le raccolte di firme relative al prossimo referendum costituzionale sulla riforma Boschi-Renzi-Verdini si sono chiuse.
La convocazione del referendum non era in discussione, visto che era già stata chiesta dai parlamentari sia contrari che favorevoli, ma era utile che si potessero costituire ufficialmente dei comitati nazionali a rappresentare le diverse idee in campo.
I risultati ci rivelano quanto la nostra marcia sia in salita.
L'unica raccolta di firme popolare che è arrivata a superare le 500.000 firme richieste, è stata quella del governo, realizzata in poche settimane con l'aiuto di quei corpi intermedi (tipo la Coldiretti) che pure, in altri momenti, il renzismo più ortodosso ha tanto disprezzato.
Il comitato nazionale per il No ha raggiunto un numero importante di firme, oltre 300.000, ma ha sofferto tutti gli ostacoli alla partecipazione popolare che in Italia continuano a ingigantirsi.
Il No ha sofferto anche, riconosciamolo apertamente, del fatto che troppe persone dell'establishment della sinistra italiana (sindacale, associativa, politica) mentre a parole difendevano le ragioni del No, nei fatti hanno anteposto i propri interessi di parte e di partito.
Il comitato dei Radicali e di Fulvio Lanchester per il cosiddetto "spacchettamento" ha avuto ancora più problemi e, alla fine, non si sono trovati una manciata di deputati e senatori che appoggiassero una proposta politica che meritava di essere seriamente discussa - in parlamento, prima ancora che nelle corti.
Adesso dobbiamo aspettarci ancora altre difficoltà e altri colpi bassi, a partire dalla scelta della data per il referendum e dalla conduzione della campagna referendaria, sulla quale il governo Renzi-Boschi-Verdini ci ha già fatto capire che occuperà militarmente tutto lo spazio mediatico.
Incoraggiati dai sondaggi che ci rivelano che le persone stanno cominciando a capire i difetti della riforma, spetta a tutti i sostenitori del No costruire una nuova unità popolare e repubblicana fra chi non accetta la concentrazione del potere in un solo capo, in un solo partito, in una sola camera, nel solo stato centrale.
E' una scelta di cuore e di pancia, non solo di cervello.
Può arrivare anche alle persone più semplici, più indifferenti, più lontane dal civismo e dall'impegno civile.
Si parva licet, possiamo testimoniare che nel nostro piccolo comitato toscano di federalisti, autonomisti, indipendentisti, di ispirazione civico-liberale, laico-socialista, anarchico-libertaria, c'è molta determinazione.
E non solo, ci sembra che le ragioni del No trovino ampio ascolto in cittadini
di tutte - sottolineiamo TUTTE - le ispirazioni, tradizioni,  convinzioni politiche e condizioni sociali.


sabato 9 luglio 2016

Non di sola Costituzione




E' passata un'altra intensa settimana piena di ombre, ma anche con qualche luce.
La raccolta di firme per incardinare due referendum correttivi dell'Italicum, che si era naturalmente affiancata alle attività dei comitati per il No alla riforma Boschi-Renzi-Verdini, è fallita a un passo dal risultato finale. I due quesiti referendari, contro i capolista bloccati e contro il premio elettorale al partito unico, si sono fermati poco sopra le 400.000 firme.
Come alcuni sanno, non siamo fra quelli che condizionano alla legge ordinaria elettorale in vigore il proprio giudizio sulla riforma costituzionale, ma è chiaro che si tratta di una battuta d'arresto all'interno di un percorso di lotta contro le riforme neocentraliste.
In caso di malaugarata conferma della riforma costituzionale, perdiamo uno strumento tattico che ci avrebbe consentito di continuare a lottare contro la concentrazione del potere nelle mani di pochi.
Nello stesso tempo, prendiamo atto con soddisfazione che gli attivisti del No, anche attraverso un processo di autocritica rispetto alla propria organizzazione nazionale, si sentono investiti da maggiori responsabilità e sono più mobilitati che mai. Forse alcune realtà hanno risentito di un malinteso senso di lealtà verso il PD e hanno frenato, ma un chiarimento definitivo è ormai in corso.
Tutti ci aspettiamo che posizioni come quelle di Bersani e di Cuperlo si chiariscano.
In Toscana ci aspettiamo che una persona come Vannino Chiti sciolga le riserve che ha mantenuto sino a oggi.
Lunedì 11 luglio la rete toscana dei comitati del No, per esempio, si farà sentire. Le iniziative continueranno tutta l'estate.
Inoltre annotiamo che si moltiplicano i ricorsi giuridici contro l'Italicum e le richieste politiche di cancellarlo. Sempre sperando, ma questo lo aggiungiamo noi, nel necessario ritorno all'elezione diretta di rappresentanti locali in piccoli collegi, dove sia possibile alle comunità di scegliersi i propri deputati.
Infine, anche se ci rendiamo conto che non ci sono precedenti, né forse i tempi necessari, continuiamo a guardare con favore alle iniziative dei Radicali, di Fulco Lanchester, e di altri, per arrivare al cosiddetto "spacchettamento" del referendum. Sarebbe (stato?) davvero utile e necessario, arrivare a sottoporre al popolo quesiti diversi su diversi aspetti, relativamente indipendenti fra di loro. A malincuore, però, registro che le poche teste pensanti che si sono scherate per il Sì alla riforma, Stefano Ceccanti e Carlo Fusaro, non hanno tutti i torti: il parlamento ha votato una sola legge e quindi è inevitabile che si dovrà sottoporre al popolo un prendere o lasciare sull'intero articolato.
Purtroppo il plebiscito si avvicina.
Facciamoci trovare pronti, noi che intendiamo resistere alla svolta neocentralista.

venerdì 1 luglio 2016

Senza princìpi, resta solo l'ignoranza



Oggi è entrato in vigore l'Italicum, una delle leggi elettorali più problematiche e pericolose che sia mai stata scritta in questa povera repubblica, nata da un compromesso anti-politico e anti-democratico, che ha minato sul nascere l'esperienza del governo Renzi.
Alcuni di coloro che la hanno imposta al paese a colpi di voti di fiducia, sordi a ogni proposta di correzione, stanno discutendo se cambiarla in alcuni punti, in modo tale da guadagnare consensi al SI al referendum sulla riforma Boschi-Verdini.
Rilancio qui una preoccupazione che ho trasmesso alcuni giorni fa via Twitter a Michele Emiliano e a Oscar Giannino, due persone che stimo e con cui dialogo a tutto campo.Pensare di poter accettare una legge costituzionale, perché si sono ottenute alcune garanzie scritte in leggi ordinarie, è un pericoloso e spesso irrimediabile errore.
Occorre ribadirlo con forza, in questo paese dove sono al potere politici che, essendo senza princìpi, restano inevitabilmente prigionieri della loro ignoranza, lasciando noi tutti ordinari cittadini indifesi dalle conseguenze a lungo termine della loro insostenibile leggerezza.