mercoledì 1 febbraio 2017

La voragine elettorale








La recente sentenza della corte costituzionale italiana sul c.d. Italicum non ha frenato in alcun modo il continuo allargarsi della voragine che è stata posta fra l'elezione della camera dei deputati e i territori.

Con l'eccezione dei deputati esteri, del Trentino, del Sud Tirolo e della Val d'Aosta, tutti gli altri vedranno i propri voti confluire in un collegio unico nazionale.

Resta in vigore, insomma, la lotteria unica nazionale, che potrebbe condurre all'assurdo che rappresentanti del popolo che hanno avuto nel loro territorio una maggioranza, magari anche assoluta, potrebbero non essere eletti, perché la loro lista non ha ottenuto il previsto quorum nazionale.

Nessuna legge elettorale dell'età repubblicana, prima del Porcellum e dell'Italicum, ha mai consentito questa assurdità.

Allora ridateci subito il Mattarellum, se proprio non si ha il coraggio di adottare leggi elettorali più democratiche, come chiesto per esempio dalle realtà che lottano per la difesa e l'attuazione della Costituzione, compresa la nostra rete toscana di comitati per il NO.

Si tratta di una delle conseguenze meno note dell'inaccettabile e autoritario centralismo che ha contagiato la politica italiana (da prima di Renzi, sia chiaro).

I media nazionali semplicemente non ne parlano, un po' per pigrizia o ignoranza, magari, ma anche perché - come si è visto bene durante la campagna referendaria costituzionale dell'anno scorso - gran parte di loro sono subalterni a questa infame ventata centralista e autoritaria.

I media, per fortuna, non possono però nascondere un altro drammatico difetto dell'Italicum: i capolista bloccati, che la corte non ha avuto il coraggio di abolire.

Essi sono graditi a tutti i partiti nazionali, verticali, autoritari, carismatici. Renzi, Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, Alfano, in questo di sicuro sono tutti uguali (e forse non solo in questo...).

Correre verso le elezioni, senza aver prima almeno tentato di correggere almeno queste due drammatiche storture, vuol dire voler trascinare la Repubblica in una spirale auto-distruttiva.

Queste due normative, da sole, delegittimeranno la prossima legislatura, ponendo gli eletti-nominati dalle piramidi nazionali di partiti e partitini, che siederanno nella prossima legislatura, ai confini se non già oltre i limiti della Costituzione quanto e forse più di coloro che sono in carica nella attuale, sfortunata, dannosa XVII legislatura.

La situazione politica e istituzionale è gravissima; la Repubblica delle autonomie, che è appena stata salvata dal voto popolare dello scorso 4 dicembre 2016, è ancora in grave pericolo.

Il nostro Comitato Toscani per il NO, insieme con tutti gli autonomisti italiani e con tutti i sinceri democratici, deve alzare la voce.

Uniamoci a coloro che vogliono l'abolizione dei capolista bloccati, ma facciamoci anche sentire per chiedere che una parte consistente dei seggi - non meno dei due terzi, diremmo - siano assegnati in collegi non più grandi delle regioni, lasciando al collegio unico nazionale l'attribuzione della sola parte residua (comprensiva, se dovesse restare, anche di un premio di maggioranza).

Andiamo avanti.

Non ci arrendiamo.

Le nostre responsabilità, come aggregazione civica e civile di autonomisti, assetati di libertà, affamati di rappresentanza, sostenitori della sovranità degli elettori e delle capacità di autogoverno dei territori, continuano a crescere.


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